
Oltre la porta
Eccoci qua. Prove di vita, si comincia. Come sarà ora, là fuori? Abbiamo un’altra mascherina nella borsa? Possiamo tenerla in tasca, dopo? I guanti? Vanno bene anche per il viaggio di ritorno? No? Ne servono due paia? Secondo un’indagine di Nomisma un italiano su quattro adesso ha paura.
Non solo di quello che ci ha tenuti in casa, tutto sommato buoni, attenti, spersi ma rassegnati ad aspettare. Il terrore ora è quello di aprire la porta, anche solo un po’ di più. Come se il lockdown alla fine si fosse trasformato in un guscio, dal quale oggi non è così semplice uscire.
Che accadrà sui vagoni della metro? E sugli autobus? Nelle grandi città, a Roma di sicuro, la mattina si saliva sgusciando tra i corpi. Prima. Fino a marzo. Adesso? Si farà la fila fuori dalle stazioni? I tornelli si chiuderanno di fronte alla massa? E a che ora si arriverà al lavoro? Per quanto tempo verrà tollerato un ritardo? Ci guarderemo negli occhi? Cambieremo marciapiede, se intralciati da altre persone? Tutto quel trasporto, quel sentirsi uniti, com’era? Cosa ci mancava esattamente? Adesso ci sono i test sierologici, dicono. Insomma, prima o poi ci saranno.
Sui controlli per strada dovrebbero essere meno fiscali. Se c’è qualche problema fermeranno tutto, le Regioni e l’Istituto superiore di sanità devono monitorare passo passo la diffusione del virus, ogni settimana si farà il punto e si capirà. Quindi forse possiamo andare, anche perché oggi sarà tutto più lento, chissà quanto tempo sarà necessario. Ok. Proviamoci insieme. Che dicevano prima? Andrà tutto bene.